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      Le nature fantastiche come Lamartine vanno più lungi e chiedono, come prima condizione della democrazia, che tutti i poteri dello stato emanino dal suffragio popolare e siano conferiti solamente a tempo. Se non che, chi dalla stessa bocca sente dire, che l'accentramento dev'essere tanto più forte quanto maggiore la libertà, non può pensare senza un brivido a cotesta onnipotenza statale democratica. Tutte le frazioni della democrazia s'incontravano però nel desiderio del suffragio universale: il suffrage universel è la patente di nobiltà del popolo, e bisogna cercarla a ogni costo anche tra i rottami del trono.
      Più di queste brame riusciva funesta allo stato la fantastica venerazione per lo spettro insanguinato della Rivoluzione, che dal campo democratico allungava la sua ombra sulla nazione. Conosciamo già il torbido fanatismo per la Rivoluzione e, insieme, pel suo domatore; solo che, laddove prima l'entusiasmo per la Rivoluzione si restringeva ai primi anni in cui essa principiò, adesso, invece, cominciò a sparire nella nuova generazione il profondo disgusto, che la rabbia sanguinaria dei devoti della ghigliottina aveva lasciato nell'animo dei testimoni oculari. L'opposizione diventava di giorno in giorno più esosa, e finì con l'inebbriarsi, prima ancora che la nuova rivoluzione principiasse, di quegli spettacoli atroci coi quali si era chiusa degenerando la prima rivoluzione. Il detto classico del tempo del terrore: "rovini pure il paese, i principii restano", rispondeva altrettanto a capello al sentimento della dottrina radicale ora in voga.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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