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      L'immagine di Robespierre troneggiava in un'aureola sul frontespizio del calendario repubblicano, e cento scritti incendiari glorificavano la ghigliottina e celebravano il giorno in cui Filippo avrebbe lasciato il capo su questo altare della libertà.
      Apparve in quel torno, e segnò un'êra nella storia dell'opinione pubblica, l'infelice libro che rese familiare il culto del terrore fra tutte le persone colte: la Storia dei Girondini di Lamartine. "Commisera gli uomini, compiange le donne, deifica la filosofia e la libertà", così l'autore stesso descrive la propria sentimentale concezione storica. L'incontestabile verità, che in tali tempi di eccitazione convulsa nessun singolo cittadino si trova più al caso di portare la completa responsabilità dei propri misfatti, è esagerata a tal segno da una deplorabile felicità di tocco, che la voce della coscienza tace, e cade ogni accusa. I fanatici della Montagna, e singolarmente le mogli entusiaste dei giacobini, compaiono pomposamente drappeggiati nella toga della libertà: che è un vero incanto per la vanità nazionale. I lettori apprendono con piacevole stupore, che la terribile prosa di quelle ecatombi sia stata, in fondo, altamente romantica. Perfino quel duro lanzichenecco di Saint-Arnaud confessa nelle sue lettere di non aver saputo resistere al fascino di questo libro: le persone colte si abituarono a giocare a un gioco voluttuoso con lo spavento. Ma il poeta, che pel primo agitava il turibolo davanti a cotesti falsi idoli, era un democratico moderato; e perciò avrebbe dovuto opporsi con onorevole coraggio al primo tentativo di un ritorno del dominio del terrore.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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