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      Sovente anche la classe media intimidita non osa più difendere a viso aperto l'ordine dello stato contro l'innocente popolo. Generalmente l'ingiustizia dei giurati è elevata a regola in tutti i processi politici. Ad onta della paura per la borsa, la sazietà splenica dei ricchi saluta ogni attentato e ogni sommossa popolare come un felice diversivo alla monotonia del godimento. Dopo l'attentato di Fieschi, che tra i saggi del genere riportò senza dubbio il vanto della brutalità suprema, Nina Lassave si espose a un tanto l'entrata, e il gran mondo le sfilò a schiere davanti, accorso a vedere da vicino la fantesca butterata del bandito Fieschi! Qual meraviglia, se i demagoghi stimavano molto bassa, troppo bassa la forza di resistenza di cotesta società blasée, barcollante tra un'eccitazione nervosa e l'altra?
     
     
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      Ma conoscevano poi davvero il "popolo" che divinizzavano? Una gran parte degli operai delle città era a ogni modo sdrucciolata nel comunismo: la gioventù in camiciotto sognava le barricate e nelle sue canzoni da trivio vezzeggiava la ghigliottina con teneri appellativi. Sorti i capi che avessero saputo indirizzare il punto d'onore gagliardo e personale di queste classi, ci sarebbe stato da aspettarsi qualcosa di grande dalle valorose e audaci falangi. Ma il contrasto, mutuato alla vita della città, di popolo grasso e popolo minuto non soddisfa più davanti alla società multiforme di una nazione moderna. I demagoghi del giorno, come già un tempo Marat ed Hébert, non avevano alcuna comprensione della grande metà del quarto stato.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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