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      Il loro peuple viveva unicamente in città. Per contro, i contadini guardavano l'ingordigia del fisco con non minore odio degli operai, e, comunque, cercavano di disturbare con rude resistenza il censimento, perché ne temevano un inasprimento delle imposte: per loro, però, la proprietà era sacra, e ancora più sacra la Chiesa. Sarebbe venuto il tempo, che ai demagoghi stupefatti i contadini avrebbero dimostrata di formare essi la maggioranza della nazione.
      Rappresentandoci di nuovo nella mente la tregenda di coteste forze rivoluzionarie, ci rammentiamo del giudizio pronunziato da Napoleone sulle Nozze di Figaro: c'est la révolution déjà en action! I seguaci dell'ordine costituito apparivano sempre più scoraggiati: la più parte dei realisti accettavano la permanenza del trono puramente come un male necessario, e solo pochi giornali, antesignano fra tutti per coraggio e disinteresse il Journal des débats, sostenevano ancora apertamente il monarchismo positivo. Una siffatta prudenza appariva poco incoraggiante appetto alla baldanza di ora in ora crescente dei radicali. Nel mondo che invecchia noi soli siamo giovani! sonava il loro grido di battaglia. "Anche Cristo", dichiarava Luigi Blanc, "fu urlato pazzo come noi comunisti". Proudhon profetava il giorno, che gl'improduttivi avrebbero implorato grazia ai piedi dei produttivi. Lamartine designava pubblicamente Marras come il Camillo Desmoulins della futura repubblica, e poco prima di febbraio Béranger cantava con compassione:
     
      On bat monnaie avec l'or des couronnes,


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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