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      . Il prefetto della Senna dispose la sala del consiglio, in cui si sarebbe adunato il governo provvisorio di Mallet: un ministro fu tenuto sotto catenacci e serrature; le truppe della guardia aprirono la prigione ai compagni della cospirazione. Quando l'imperatore venne a sapere con quale illimitata potenza era venuto fatto a un pazzo di comandare una mattina sulla capitale a sua posta, esclamò sdegnato:
      Un uomo qui è tutto? I giuramenti, le istituzioni non contano nulla?". Era passato da allora un lungo tempo, in cui pareva che la vita parlamentare si sostenesse sulla libera cooperazione del popolo o almeno della classe dominante. Eppure la sostanza di questo stato era rimasta dispotica, il governo si teneva in lotte incessanti con l'umore mutevole della società. Bastava un improvviso momento di debolezza alle Tuileries, e un ardito colpo di mano compiuto da un piccolo partito avrebbe potuto rovesciare l'autorità dello stato e imporre una costituzione aborrita dalla maggioranza del paese. La rivoluzione di febbraio fu appunto un colpo di mano siffatto, non propriamente altrettanto insensato, ma appena meno ingiustificato della scesa di testa del pazzo nel 1812.
      Il ministro Rouher sollevò l'indignazione dei partiti liberali, quando espresse, tuttora sotto la repubblica, la prima e la più famigerata delle sue alate parole, qualificando la rivoluzione di febbraio come una catastrofe. Se non c'inganniamo interamente, verrà tempo in cui il giudizio della storia sonerà di gran lunga più aspro, e designerà la rivolta di febbraio come una pazzia e un delitto.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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