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      Tenendoci strettamente a cotesti dati, noi siamo in grado di prendere la difesa del popolo contro l'indignazione di parecchi nobili francesi, i quali a proposito di questa rivolta arrabbiata alzano le spalle e sentenziano, che il carattere di tale popolo sia siffattamente originale, che si sorprende sempre di sé stesso.
      Chi si proponesse di considerare la rivoluzione di febbraio con l'animo del satirico, troverebbe nell'orribile guazzabuglio di questa società in frantumi la materia rispondente. Comunque, la civiltà mite dei nostri tempi non si smentì nemmeno in quei giorni di vertigine. Non appena la barbarie della plebaglia si fu sfogata nel saccheggio di alcuni castelli, principiò un governo umano e decoroso con a capo uomini personalmente integri. Tale moderazione apparve molto confortante nella condotta seguita dal nuovo governo rispetto agli Orléans; e con legittimo orgoglio Lamartine poté dire nell'assemblea nazionale: "Nessuno può rivolgerci questa domanda: che cosa avete voi fatto della vita di un cittadino?". Ma se il movimento fin dal principio rifuggì da un inutile spargimento di sangue, esso però palesò ben poco di quell'entusiasmo giovanile e idealistico, di quell'ebbrezza di speranza, che illuminò e infiammò gl'inizi della prima rivoluzione. Migliaia d'impiegati spergiuri domandarono l'abolizione del giuramento politico, e la repubblica annuì alla preghiera. Noi non spendiamo una sola parola sull'imprudenza politica di tale provvedimento: giacché precisamente il morso della coscienza negli uomini dimentichi del dovere dimostra, che per la media degli uomini il giuramento pure costituisce un legame di fedeltà più solido di quello che la frivolezza voglia concedere.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Orléans Lamartine