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      Solo il cieco dottrinarismo della nuova democrazia francese poteva dare un qualsiasi valore al fatto per sé stesso comprensibile, che i deputati eletti in nome della repubblica salutassero il nuovo regime con diciassette o con ventisei voti. Come stavano le cose, importava solamente la voce: noi vogliamo che lo stato sussista. L'enorme maggioranza dei deputati era decisa a sostenere la repubblica fino a quando fosse stata l'ultimo baluardo della proprietà, e a scavalcarla immediatamente, non appena si fosse presentata la possibilità della monarchia.
      Lo spacco profondo, che separava la società, correva anche attraverso il governo. Il caso aveva collocato cotesti uomini sulla breccia della società; e governavano, come disse incisivamente Lamartine, pel diritto del sangue versato che bisogna stagnare. Magari tutti i membri del governo avessero avuto parimente salda e chiara soltanto la volontà di stagnare quel sangue! Invece, accanto ai repubblicani moderati, quali Lamartine, Arago, Dupont, il crudo radicalismo era rappresentato in tutte le sue gradazioni, fin giù al comunismo, da Ledru-Rollin, Luigi Blanc, Albert. Le passioni di classe della borghesia e degli operai, eccitate al più alto grado e pel momento inconciliabili, ecco che avrebbero dovuto intendersela tra loro entro l'ambito di un governo! Il mondo civile non disconoscerà mai al Lamartine, quanto spesso nei primi giorni dello scompiglio abbia fronteggiato la furia, degli anarchici ora con frasi impetuose, ora col pronto dileggio, sempre con alto coraggio personale.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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