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      Borghesia e agricoltori si tennero compatti come un sol uomo, unanimi non già in un qualsiasi pensiero politico, ma nella passione della propria conservazione. Come a quel tempo in Prussia i contadini a Berlino erano i più fedeli alla bandiera del re, così in Francia i piccoli ortolani del contorno di Parigi erano i più fieri nemici del comunismo. L'aforismo tanto biasimato di Machiavelli, che l'uomo perdona più facilmente l'uccisione dei genitori e dei fratelli che il furto del suo avere, ebbe in quest'occasione la conferma. A torto i nemici del comunismo si arrogarono il titolo di partiti moderati; una parola arguta, in modo incomparabilmente più calzante, designa i due partiti come la montagne rouge e la montagne blanche. Fanatismo e violento furore divampavano dall'una e dall'altra parte. L'una e l'altra erano risolute a una battaglia sociale decisiva, e le elezioni per l'assemblea nazionale facevano indovinare a quale delle due sarebbe toccata la vittoria.
      Queste elezioni palesarono per la prima volta ai dottrinari del radicalismo l'ingrata verità, che nessuno è meno democratico della moltitudine. L'istinto della conservazione economica si mostrò più forte delle minacce dei partiti e degl'impiegati. Il ministro Carnot nelle sue circolari elettorali espresse invano un'idea altamente civile, ripetuta volentieri oggigiorno dai prefetti dell'impero: egli dichiarò che è un pregiudizio reazionario la vecchia opinione, che degne doti del deputato siano la proprietà e la cultura.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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