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      I rivoltosi erano condotti davanti ai tribunali straordinari da leggi con forza retroattiva. La violazione delle lettere e tutte le male arti della polizia segreta erano in vigore come al tempo dell'imperatore soldato. Migliaia di operai erano deportati di là dal mare, e la vendetta dei trasportatori non cedeva alla rabbia dei livellatori. Questa era la libertà, e per questo il benessere del paese cadeva in rovina, per questo la superba nazione era condannata nella grande politica a una completa impotenza!
      Più tardi Thouvenel con giusto dolore lamentava, che durante il tempo della repubblica la sua patria in Europa fosse stata considerata assente. Sotto Luigi Filippo la considerazione del regno non aveva mai patito così profondamente, giammai i suoi interessi europei erano stati trattati da fatui dilettanti con maggiore leggerezza e insensatezza. Il manifesto di Lamartine all'Europa aveva annunziato con frasi strepitose al felicitato continente, che sotto la guida della libera Francia si apriva un'êra di fraternità universale. Per la perfetta tranquillità dei vicini, a questa "bella pagina di filosofia nazionale" era anche aggiunto il codicillo conclusivo: "la Francia sarebbe felice, se le fosse dichiarata la guerra e fosse costretta, malgrado la sua moderazione, a crescere in potenza e in gloria"! Scoppia fuori da ogni parte, attraverso il fragore verbale della fraternità dell'amore cosmopolitico, la cupidigia d'impadronirsi del Belgio e della Savoia, la smodata vanagloria nazionale.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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