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      Intendeva accettare repubbliche figlie a Milano e a Venezia, ma non mai un vitale e potente regno subalpino. La dominazione austriaca in Italia sembrava al dittatore meno pericolosa di un nuovo generale Bonaparte alla testa di un esercito vittorioso. Quando il re Carlo Alberto sollecitò a Parigi l'invio di uno sperimentato condottiero per le sue truppe battute, gli fu risposto con un freddo rifiuto. Noi vogliamo la libertà dell'Italia, scrisse Bastide a Bixio a Torino, ma non la supremazia del Piemonte, che può riuscire più pericolosa all'Italia dello stesso governo austriaco. Con idee siffatte si riusciva solamente alle mezze misure; e la stessa repubblica veneta, che implorò insistentemente l'aiuto della Francia, ottenne puramente l'appoggio di una innocua dimostrazione della flotta francese.
     
     
     
      II.
     
      In questo modo l'infelice stato tentennava, sconvolto, non libero all'interno, disprezzato e quasi senza volontà all'estero. Di tale condizione era degna anche la nuova costituzione repubblicana, che indubitabilmente, fra le tante costituzioni nate morte di quell'anno, era la più assurda. Della commissione costituente dell'assemblea nazionale facevano parte diversi uomini segnalati, come Tocqueville; e di aver menato a termine un'opera tanto incongruente la colpa fu la falsa situazione di questa repubblica mal suo grado. La lotta quotidiana e logorante per la sicurezza dell'avere e della vita non profittava certo a idee politiche feconde. I legislatori non potevano sottrarsi alla convinzione, che la Francia abbisognava di un governo forte; ma nello stesso tempo temevano l'arbitrio di una Convenzione e anche più l'usurpazione di un presidente ambizioso.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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