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      Ma sotto questa assemblea teoricamente onnipotente era un presidente, capo del potere esecutivo, della force publique. L'idea di porre un collegio a capo del potere esecutivo ebbe pochi sostenitori. Le tristi esperienze raccolte sotto il Comitato di salute pubblica, sotto il direttorio, sotto il governo provvisorio preoccupavano in modo purtroppo comprensibile: l'intima natura di questa nazione tendeva a un solo dirigente, vale a dire alla monarchia. La Francia a quel tempo contava in impiegati e in cittadini stipendiati dallo stato per pubblici servizi 535.365 persone, di cui 18.000 funzionari e pensionati della legion d'onore e 15.000 cantonniers, senza computarvi il numero, che non fu calcolato, degli agenti del ministero del commercio. Aggiungiamo le forze di terra e di mare quasi altrettanto numerose; consideriamo inoltre, che la Rivoluzione aveva distrutto quasi tutti i poteri indipendenti, e che da secoli dipartimenti e comuni, istituti di beneficenza e privati erano parimente avvezzi a richiedere di più sussidi lo stato, e vedremo emergere chiaro, che il capo di una siffatta amministrazione era il monarca, col suo vero titolo che avrà sempre. E cotesto uomo potente era il nemico nato della costituzione, perché questa proibiva che fosse eletto! Per colmo, l'assemblea nazionale diede al presidente una consacrazione, che nel mondo moderno vale più dell'olio di Rheims: doveva essere eletto direttamente dal popolo sovrano. Invano i seguaci sinceri della repubblica diffidarono di una siffatta tirannide popolare, che in uno stato accentrato eguaglia apertamente il panteismo politico.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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