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      Fu estesa la competenza del consiglio di stato in materia di ordinanze, e devoluta la nomina dei suoi membri per sei anni all'assemblea nazionale: che era evidentemente un'insensata infrazione al principio della divisione dei poteri. In tal modo il presidente responsabile, sia nella deliberazione e preparazione dei disegni di legge, sia nell'interpretazione delle norme amministrative, doveva seguire la via prefissa da uomini, che non godevano la sua fiducia. Finora il consiglio di stato era il custode dello spirito di classe e della tradizione burocratica. Come mai l'imperiosa burocrazia avrebbe tollerato, che cotesto architrave dell'amministrazione fosse aperto alle oscillazioni delle lotte parlamentari? I legittimisti domandarono, per le ragioni ambigue che sappiamo, l'autonomia dei comuni; ma la maggioranza del parlamento rigettò, con la stessa risolutezza mostrata un tempo dalla Convenzione, ogni raccostamento al modello americano. La repubblica una e indivisibile guardava con vigile diffidenza qualunque moto tendente nelle provincie all'autonomia; e come i negozianti di Marsiglia si costituirono in associazione per ottenere la rimozione delle oppressive misure di quarantena, corse pei fogli parigini l'allarme, che il federalismo della Gironda alzava nuovamente il capo! L'amministrazione dei dipartimenti e dei comuni rimase sostanzialmente quale era sotto il re borghese: un tentativo sconnesso e dilettantesco di riforma fu arrischiato solo nei sottodistretti di dipartimento.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Convenzione Marsiglia Gironda