Pagina (347/597)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Né possiamo convincere di menzogna Luigi Napoleone, per avere egli, nel proclama emanato a giustificazione del colpo di stato, presentato l'elezione del 10 dicembre addirittura come una protesta contro la costituzione repubblicana. Le numerose schede portanti la designazione Napoléon empereur e dichiarate nulle dai magistrati scrutatori, non lasciavano il menomo dubbio sull'intenzione dei votanti. Le ingiurie dei radicali erano servite soltanto a innalzare l'importanza del principe nell'opinione del popolo delle campagne. Le comiche scese di testa dell'avventuriero di Strasburgo e di Boulogne non impressionavano la povera gente; alla quale anzi andava a genio, che il pretendente avesse arrisicato due volte la testa pel fatto suo. E quando anche molti degli elettori effettivamente tenessero il principe per un pazzo, non per questo il Journal des débats era autorizzato alla disperata invettiva: "la Francia gioca, la Francia vuol giocare!". L'opinione degli elettori giungeva in sostanza a dire: "noi giudicavamo ogni possibile forma di monarchia come più salutare di questa repubblica": e chi ha il coraggio di tacciare di stoltezza un tale convincimento?
      L'arma del pretendente, la potentissima fra tutte, era il nome. Di rado un popolo è stato più barbaramente punito, per le vuote fantasie della sua vanità nazionale. Le persone colte a furia di vagheggiamenti fantastici avevano fatto dell'imperatore soldato un idolo; adesso avrebbero toccato con mano, che anche nel secolo decimonono vivevano milioni di uomini che credevano all'idolo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





Luigi Napoleone Napoléon Strasburgo Boulogne Journal Francia Francia