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      Conformemente alle dottrine dell'idea napoleonica, vennero chiamati al ministero specialisti come Fould, Rouher, Hautpoul, i quali espressamente dichiararono di stare fuori dei partiti e di riconoscere un solo partito, "la salute della Francia". La piega degli eventi, che del resto risultava inevitabilmente dalla situazione di responsabilità fatta dalla costituzione al presidente, era tale, che Tocqueville convenne perfino: "forse il principe fa bene a mandarci via". Pochi giorni dopo, a una riunione di dignitari della magistratura il presidente insegnò, che la Francia aveva visto passare in varia vicenda costituzioni e governi, e solo le creazioni dell'imperatore erano rimaste!
      La voglia di dominare dell'assemblea e la volontà sempre palese e vigile del presidente si erano già azzuffate più di una volta in intrighi odiosi. Fedele agli usi dissipati del tempo che era un fuggiasco, il principe viveva in eterni imbarazzi di pecunia. Ma s'ingannava l'assemblea, se sperava che la nazione avrebbe, come pel passato, ripetute a dileggio le beffe di Cormenin su Louis le désireux. Mormorarono i contadini della spilorceria dei deputati, quando il presidente annunziò ostentatamente la vendita dei suoi cavalli; e il fido Achille Fould trovò sempre nuovi speculatori pronti ad arrischiare il loro danaro sulla grossa partita del principe. L'ostilità dei due poteri, rattoppata cento volte miserabilmente, precipitò in fine ad aperta rottura dopo la legge elettorale del 31 maggio 1850. Ognuno aveva temuto disordini in conseguenza di cotesto attentato a quanto la nazione aveva di più sacro, di cotesta grossolana offesa all'eguaglianza.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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