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      , e lamentò con dolore, che la costituzione gli avesse risecato il diritto di grazia. Mostrò a Lione vivo interesse per la cassa di soccorso degli operai: l'applauso dei setaiuoli gli aprì il cuore, e parlò loro come
      rappresentante di quelle due grandi manifestazioni nazionali che nel 1804 e nel 1848 si proposero di salvare per mezzo dell'ordine i sublimi principii della Rivoluzione". Anche più trasparente predisse, che l'amor di patria secondo le circostanze avrebbe potuto comandare la rinunzia o la perseveranza, e infine prese fervorosamente commiato: "sarebbe immodesto, se io vi dicessi come l'imperatore: o Lionesi, io vi amo! ma permettetemi di dirvi dal profondo del cuore: o Lionesi, amatemi!". E continuò a parlare in cotesto stile, finché a Caen disse chiaro e tondo: "se il popolo mi imponesse una nuova soma, sarebbe grave colpa da parte mia il sottrarmi all'alta missione!". Nulladimeno, il tripudio delle moltitudini operaie importava poco: i destini del paese erano librati sul puntone della spada. L'odio dell'esercito contro ogni forma parlamentare continuava in nulla disasprito anche sotto l'assemblea reazionaria. Si principiò col disprezzare come chiacchieroni i generali africani: veterani imperiali e giovani lanzichenecchi ambiziosi bramavano di porsi di gran lunga al disopra dei benemeriti condottieri. Attivi faccendieri rinfrescavano infaticabilmente i ricordi della gloria imperiale; e in cento caserme spiccavano le effigie dell'uno e dell'altro Napoleone con sotto il ritornello:


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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