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      Già da mesi, tutti parlavano della minaccia del colpo di stato, eppure in quell'infinito torpore della nazione un atto violento sembrava altrettanto difficile quanto l'idea della difesa. I partiti si corrodevano in vane leghe, preparandosi, dopo la catastrofe, a giustificare la loro inerzia con la frase vuota: che il disprezzo all'indegno presidente aveva impedito ogni vigilanza. Anche Tocqueville non fece che abbracciare lo sconsolato partito di aspettare il colpo di stato e d'intervenire in seguito, affinché almeno un lecco delle civili libertà fosse salvo! Come ci appare sicuro e superiore, in mezzo a una tale babele, il presidente! Nell'estate del 1851 intraprese il suo terzo viaggio, e chi nelle concioni peregrinanti del principe udiva la reiterata professione di fede immutabile allo statuto proprio in uno con l'annunzio non metaforico del colpo di stato, doveva convenire che la mancanza di coscienza dello zio aveva un degno erede. A Digione il principe diede l'affidamento, ormai non più inconsueto, che avrebbe seguito la voce del paese: "e, credetemi, la Francia nelle mie mani non perirà": e arrischiò una vivace spostatura contro l'assemblea nazionale, che avrebbe approvate tutte le misure di rigore, rigettate tutte le proposte di clemenza. Sebbene il Monitore avesse soppresso il passo, pure un nuovo turbine d'indignazione si scatenò nell'assemblea. Né gli animi eccitati si calmarono, quando alcune settimane dopo, a Beauvais, il principe pronunziò le evangeliche parole: "È confortante il pensiero, che nei supremi pericoli sovente la Provvidenza presceglie un solo a strumento di salvazione". Generalmente traspariva da questi discorsi lo studio di presentare il bonapartismo come un sistema del giusto mezzo, egualmente lontano sia dalle impossibili utopie che dall'antico regime, "quali si fossero le forme in cui questo volesse ammantarsi". Come mai in giorni siffatti Guizot potesse scrivere un libro su Monk, e ciò nella speranza non dissimulata che il principe seguisse il miserevole esempio di quell'eroe; cotesto era un mistero anche pei devoti dell'impeccabile ministro.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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