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      Il colpo di stato fu un benefizio per l'industria e il commercio; non colse nessuno così gravemente come i capi spirituali della nazione, gli uomini del pensiero; e perciò l'opposizione si ridestò a rilento, e tanto più poi, perché in questo popolo la potenza delle idee non aveva più la forza di annientare il dispotismo. Non la Francia, sibbene la spada tedesca avrebbe un giorno annientato il terzo come già il primo Napoleone. Il parlamentarismo, che per lo spazio di una generazione aveva mosso e occupato la nobiltà intellettuale del paese, sparì in un sol giorno, senza lasciar traccia, come inghiottito dalla terra, senza nemmeno un ricordo potente dietro di sé, senza un partito fervente. Perché effettivamente in cotesto stato burocratico esso non era mai vissuto, e nello spasimo dell'agonia solo questo aveva ricordato alla nazione: che la servitù della Francia era stata stabilita per mezzo del parlamento. Offese violente alla costituzione, come la legge del 31 maggio, e segrete trame traditoresche con gli Orléans: ecco le ultime gesta degli eroi di virtù del parlamento francese.
      Le estreme cause della catastrofe rimontano lontano. Il presente, perduto di sé stesso come Narciso, ripete senza riguardo la grave verità, che la Francia ha rotto con la sua storia. Esso non sa, che in questa sola parola è tutto un mondo riboccante di colpa. L'esperienza di ogni giorno insegna fino a qual punto la risoluzione di principiare una nuova vita devasti le anime anche più salde, e quanto raro avvenga.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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