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      E noi ci meravigliamo se una grande nazione, che è dimentica del suo passato, vada barcolloni tra l'indisciplinabilità sediziosa e la sottomissione cieca! Noi protestanti non riusciamo a considerare le precipitose convulsioni della vita francese, senza lamentare ancora una volta il calamitoso editto che bandì dalla Francia la fede evangelica. Quando a un popolo ardimentoso e geniale non resta altra scelta che la Chiesa dell'autorità e del piatto ossequio; quando nelle questioni più sacre, supremamente personali, gli è tolta la debita libertà, gli è tolto il terreno della discussione e della comprensione, allora un'agitazione convulsa invade tutta intera la sua vita spirituale; terribili contraddizioni vengono immediatamente a cozzo, e la società, sbattuta da una lotta irresolubile, ritorna sempre a cercare di nuovo la propria salvezza nella servitù.
      Conferisce ai tedeschi il riandare anche la complicità del proprio popolo, la complicità dell'intera Europa. Non solamente il papa salutò con riboccanti benedizioni l'eroe del 2 dicembre; in tutti i paesi europei i possidenti acclamarono al nuovo sovrano. Taluni, come lord Palmerston, penetrarono la necessità del rivolgimento; i più si rallegrarono spensieratamente di essere stati sgravati alla fine dalle ansie per la sicurezza dello scrigno. Perfino lo czar Nicola, l'antico avversario dei Bonaparte, riconobbe benevolmente i meriti che il presidente si era acquistati per la causa dell'ordine. La corte viennese segretamente sperò che il colpo di stato ricondurrebbe decisamente a una restaurazione borbonica; perciò Felice Schwarzenberg non stimò inopportuno celebrare un individu tel que Louis Napoléon come un eroe della causa conservatrice.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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