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      Ma siccome fuori dell'imperatore non esisteva alcun potere che fosse in grado di sistemare coteste difficili idee di diritto pubblico, seguiva in fatto, che tutti i grandi atti legislativi dell'impero emanavano soltanto dall'imperatore. Un decreto imperiale ordinò la successione al trono; un decreto fondò nel 1858 il Consiglio intimo, che era un collegio di personaggi fidati al quale l'imperatore esponeva a consultazione tutto ciò che aggradiva, e che in uno col Consiglio di stato incaricato di tutti i disegni di legge doveva secondo la costituzione formare "la ruota più importante della nostra nuova organizzazione". Un decreto imperiale concesse al corpo legislativo il diritto di mozione, un altro decreto gli ritolse cotesto diritto e gli accordò in risarcimento il diritto d'interpellare il governo. L'imperatore aveva facoltà di decretare sempre che volesse lo stato d'assedio ed era solo tenuto a ottenere suppletivamente la sanzione del senato. In breve, il formidabile dettame napoleonico le pouvoir reprend ses droits poteva entrare in vigore ogni momento: da un istante all'altro tutte le classi dei cittadini dello stato potevano, come nel 1858, esser poste fuori della legge da una legge di sicurezza.
      La mano di ferro in guanti bianchi, cotesto rimedio gradito agli assolutisti pei nostri tempi malati, era col fatto divenuta il retaggio della nuova Francia. Solamente cinque capisaldi della costituzione non potevano abolirsi senza il consenso del popolo sovrano: la responsabilità del capo dello stato, la dipendenza dei ministri dal solo imperatore, il consiglio di stato consultivo, il corpo legislativo deliberante le leggi e il senato come pouvoir ponderateur.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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