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      Per simili ragioni si spiega anche, come l'ineguaglianza del diritto rispetto ai prodotti sia durevoli che efimeri della stampa, che in uno stato non fondato sulla legge è affatto inevitabile, prevaricasse sotto l'impero oltre ogni misura. Secondo il signor Rouher le idee dell'89 stabiliscono solamente un diritto del singolo di pubblicare la propria opinione, non già un diritto di comunicazione collettiva. I libri, che la povera gente non legge, godono di una libertà di stampa quasi intera. Prévost-Paradol curò, come un tempo i nostri liberali sotto la censura di Karlsbad, di rendere suppletivamente note nei suoi libri le trattazioni che la polizia non gli aveva permesse nella rivista. Per le gazzette aveva vigore l'oracolo di Granier: la stampa inasprisce le controversie senza risolverle, il governo le risolve senza inasprirle. Un armamentario abbastanza soddisfacente per mansuefare la stampa era già predisposto nelle leggi della repubblica: l'imperatore, di soprassello, vi aggiunse nel febbraio 1852 anche l'ammonizione di polizia. In virtù di novantuno ammonizioni piovute nello spazio di quindici mesi sui giornali già da un pezzo intimiditi, il signor di Persigny produsse nella pubblica discussione "quella temperatura moderata nella quale, e soltanto in quella, prospera la libertà". Più importante pel sistema era l'altezza della tassa di bollo sui giornali: il bollo ne avviluppò molti tra le difficoltà finanziarie, li condusse a lerci rapporti con le potenze della borsa, e, soprattutto, precluse la stampa colta alle moltitudini.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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