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      Fu addebitato alla guerra europea il fallimento del primo impero, ai legittimisti quello della Restaurazione, alla borghesia quello della monarchia di luglio, agli operai della capitale quello della repubblica. Non si trovava questa volta nessuna giustificazione straniera né un partito, che potesse colpirsi come capro espiatorio. La nazione, tutta intera la nazione aveva con una lunga sequela di follie e di colpe dimostrato di non essere atta, né ora né per molto tempo appresso, a comportare la libertà.
     
     
     
      III.
     
      È un fatto: la guarigione di uno stato malato si può incominciare sia dal basso che dall'alto, per mezzo dell'amministrazione o per mezzo della costituzione. Solo che in Francia tutti gli esperimenti escogitabili di costituzione erano consumati da un pezzo. La speranza in una nuova rivoluzione, espressa dal detto corrente di bocca in bocca: "la Francia ha messo in serbo la libertà", era un confortino da fanciulli. La riforma dell'amministrazione era l'unica via ancora aperta alla libertà politica. Fintanto che i comuni non si contrappongono con la loro propria autonomia alla burocrazia, la libertà di stampa e di associazione mena infallibilmente all'anarchia e l'ampliamento dei diritti della rappresentanza popolare al dispotismo di partito. Soltanto una più libera situazione dei comuni, in modo che, per lo meno, i sindaci non fossero loro imposti, poteva forse indurre le classi abbienti a riguardare come un onore l'esercizio delle cariche comunali. Solo un'attiva partecipazione delle persone colte ai lavori amministrativi poteva finalmente costringere la burocrazia a non sdegnare più i consigli della stampa come un'arroganza di hommes sans mandat.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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