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      Per giunta, una gran parte di questi quattro centimes facultatifs erano impiegati a scopi generali dello stato, per esempio, nel mantenimento(27) dei palazzi delle prefetture e simili. Più aspre ancora erano le accuse contro i circondari: lo stesso Napoleone III nella sua lettera sull'Algeria convenne, che l'abolizione dei sottoprefetti superflui era un desiderio quasi generale.
      Con l'articolo 57 della costituzione del 1852 la posizione dei comuni era divenuta ancora più soggetta, essendosi il governo riserbata la facoltà di nominare a suo arbitrio il sindaco dai membri del consiglio generale o anche di chiamare a quella carica dominante un abitante affatto estraneo all'amministrazione comunale. Quell'articolo 57 era a buon diritto uno dei più importanti della costituzione, giacché i sindaci determinavano nelle campagne l'esito delle elezioni. Le sedute del consiglio comunale non erano pubbliche, e il consiglio poteva essere sempre sciolto o sospeso dal governo. I più superbi comuni non erano punto più indipendenti di quei minuscoli comunelli, incapaci di una propria vita particolare, che costituiscono la regola nelle campagne di Francia. Anzi le due città più grandi, Parigi e Lione, erano defraudate del beneficio della legge: il loro rispettivo consiglio comunale era nominato ogni cinque anni dall'imperatore, ed era perciò privo di qualsiasi autorità, non ostante le esaltazioni lodative che Napoleone III dopo l'apertura del Boulevard de Sébastopol, e spesso anche in seguito, aveva prodigato al suo fido Haussmann.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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