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      Il che non ha trattenuto gli economisti nostrani dal riconoscere i meriti umanitari della Société industrielle de Mulhouse e dal leggere con gratitudine i suoi bollettini tanto istruttivi. Era questa effettivamente una riforma sociale che andava al fondo: l'operaio che nella gioconda dimora si abitua ai costumi casalinghi e con una modica contribuzione annuale acquista dopo alquanti anni la proprietà della sua casa, ebbene, non è soltanto elevato economicamente; egli viene rifatto moralmente. E mentre lì e nelle vicine Gebweiler e Beaucourt l'antico spirito delle città imperiali animava l'energia di eccellenti cittadini tedeschi, come J. Dollfus, a menare avanti l'opera benefica a cui lo stato contribuiva solo con parchi sussidi, per contro altre città operaie venivano costruite esclusivamente e in preponderanza coi mezzi offerti dallo stato: così a Lilla la cité Napoléon che contava 9000 abitanti, così a Parigi il nuovo quartiere operaio del sobborgo Sant'Antonio. Delle società operaie fondate sotto la repubblica poche erano sopravvissute: sorte con tendenze radicali, dovevano lottare contro il malanimo del governo; ed erano la più parte, per giunta, consorzi di produzione, e si movevano perciò nel dominio malagevolissimo e ingratissimo della vita consorziale. Ma negli ultimi anni dell'impero il favore dello stato ricercò anche coteste leghe di lavoratori. Alla fine il buon diritto dello sciopero venne riconosciuto, e l'importante legge del 25 maggio 1864 accordò alle associazioni operaie piena libertà.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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