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      In tal modo i lavori pubblici dell'impero diventarono a poco a poco officine nazionali nel senso proprio della rivoluzione di febbraio: si fabbricava per fabbricare, e nessuno sapeva dove andava a riuscire cotesta vite perpetua. Il lavoratore venuto dalla campagna non era affatto più contento nelle grandi città: si sentiva sommerso e ubbriacato dal lusso abbagliante, appetto al quale il salario, per quanto rispettabile, gli pareva una misera carità.
      Tale essendo la smoderata situazione di favore degli operai delle città, lo spopolamento delle campagne venne aumentando in modo estremamente grave. Una volta l'imperatore disse agl'industriali di ritorno dall'esposizione di Londra, che essi avevano ben meritato della Francia, perché ogni splendido prodotto economico di un popolo dà a divedere l'altezza di tutta intera la sua civiltà. Cotesto vanaglorioso tous les progrès marchent de front non era altro che una delle tante illusioni della politica del materialismo. Per l'appunto nella storia del secondo impero lo storico serio trova ancora una volta confermata la triviale verità, che l'uomo non vive di solo pane. Così è: approfondendo questo proverbio, egli riconoscerà, che le società umane, le quali aspirano e tendono solamente ai beni materiali, finiscono col perdere insieme con lo zelo morale anche la forza del progresso economico. L'imperatore sperava, che i contadini reduci dalle città avrebbero diffuso nelle campagne l'abitudine di una nutrizione più solida, carnea; ma nessuno vi ritornava.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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