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      Certo, nessuno esperto in materia si sorprende, che nella nuova età napoleonica le cittaduzze al disotto dei 3000 abitanti siano discese in media tra il 12 e il 14 per cento; giacché l'età delle ferrovie, il cui traffico è per sua natura accentrante, ha prodotto gli stessi fenomeni in tutta Europa. Ma il persistente decremento della popolazione agricola, mentre Parigi e Lilla, Saint-Etienne e altri centri manifatturieri crescevano di continuo, era innegabilmente un sintomo di malsania sociale. Noi però non lamentiamo, come molti patrioti francesi, che la stirpe gallica non mostri più la medesima fecondità, che nel secolo decimosettimo o tuttora oggigiorno al Canadà: l'accrescimento più lento della popolazione, del pari che il difficoltarsi dei matrimoni, si accompagna di regola lato a lato con la grande elevazione della cultura. Solo che, se riflettiamo che la Francia, grazie alla sua libertà di convivenza e non ostante il celibato obbligatorio dei suoi soldati e dei suoi 45.000 ecclesiastici secolari, conta meno celibi che non forse qualunque altro paese d'Europa, il ristagno della popolazione ci appare in una luce assai torbida. La persistente diminuzione dei figli, dei quali nascevano in media da un matrimonio 4,1 sotto il primo imperatore e ne nascono 3,14 sotto il secondo, non si spiega minimamente, considerata in grande, con la cautela della prudenza. Dipende o dalla devastazione morale del vizio o dalla debolezza corporea; ed effettivamente il celibato dell'esercito e la rinnovata distruzione di 200.000 uomini vigorosi inghiottiti dalle guerre del secondo impero, hanno sostanzialmente agevolato il matrimonio agli storpi e agli scriati.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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