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      Tale ineguaglianza era gravemente sentita da un popolo, che aveva rotto con tutti i privilegi.
      Questa terra meravigliosamente ricca, i cui immensi rinfranchi non possono apprezzarsi facilmente, superò senza troppi lamenti, sugli esordi dell'impero, tre cattive raccolte l'una dietro l'altra, il colera, varie guerre e inondazioni. L'agricoltura cavò, come è giusto, qualche vantaggio dal nuovo risveglio dell'ardore economico. Menzioniamo soltanto l'allevamento dei cavalli, il cui numero e valore, non ostante le ferrovie, salì notevolmente. L'esportazione dei percherons crebbe di anno in anno, e i corridori francesi batterono ripetutamente nelle corse di Baden e di Parigi i cavalli inglesi e tedeschi. Noi inoltre non siamo affatto dell'avviso di molti politici conservatori, che sia necessario all'agricoltura francese il passaggio al sistema inglese dell'affitto. Qui si tratta di costumi e idee tenaci della nazione, che sono più potenti delle dottrine di partito. Ammesso pure che il fittaiuolo inglese raggiunga risultati tecnicamente più splendidi, nulladimeno la Francia nei suoi milioni di liberi contadini possiede un tesoro morale, il cui valore politico aprirebbe facilmente gli occhi agli scettici nell'evento di una guerra europea. Ma i monti d'oro, che l'impero prometteva agli agricoltori, sono tuttora un sogno. Il piccolo agricoltore, ignorante e senza capitale, sa tuttora usare assai poco i concimi, e non sa quasi affatto d'irrigazione e di bonificamento; e tuttora risuona l'antico lamento degli agronomi, che l'agricoltura si volga unicamente ai cereali e trascuri l'allevamento del bestiame e gli erbaggi.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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