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      Nulladimeno la disposizione liberoscambista del Mezzogiorno e dell'Occidente prese a poco a poco il sopravvento sulle perplessità protezioniste del Settentrione. Se in Francia si sono consumate nel passato decennio non più che 10 libbre di caffé e 3 libbre di zucchero a testa, e nell'Unione doganale, incomparabilmente meno favorita dalla natura, 10, 50 libbre di caffé e 4 di zucchero, bisogna sempre a ogni modo tener conto delle differenti abitudini di consumo dei settentrionali e dei meridionali; tuttavia anche da queste e consimili cifre risulta chiaro, che l'economia del privilegiato paese non dava ancora ciò che poteva. Principalmente nella stampa si fece sempre più viva la persuasione, che solo l'affrancamento delle forze economiche avrebbe potuto mettere interamente in valore la potenzialità del paese: se la pace durava, pareva impossibile una ricaduta nel sistema proibitivo inteso secondo i dettami della scuola pratica degli ultimi anni. La libertà del commercio dà all'uomo moderno la piena coscienza della sua energia personale. E assai di rado la prima ampia breccia nel sistema della tutela burocratica è stata aperta da un atto dispotico del governo burocratico.
      Il detto di Napoleone III: "un popolo è tanto più ricco e felice quanta più ricchezza e felicità contribuisce ad arrecare agli altri", era a poco a poco divenuto in Francia un luogo comune. Era a sperare, che cotesta verità fondamentale umana della moderna arte di governo sarebbe appresa anche nei rapporti delle classi e sarebbe applicata nella politica estera.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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