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      Soltanto la Restaurazione ha amministrato esemplarmente le finanze, e ciò per opera di burocratici come Villèle e Louis, i quali del resto non aderivano minimamente alla dottrina costituzionale. Durante la fioritura del parlamentarismo l'indebitamento dello stato crebbe invece irrefrenabilmente, sebbene la monarchia di luglio ben poco avesse fatto pel benessere dei molti e per la potenza del regno. Anche la situazione malsincera e malsicura del bilancio è una eredità del tempo parlamentare. Fin dal 1848 Lasteyrie mosse l'accusa ben giustificata: "l'impalcatura del nostro bilancio è rinzeppata d'inganni e finzioni". L'ultimo prestito del regno di luglio, nel 1847, fu conchiuso al corso di 75 lire e 15 centesimi; ma le rendite furono subito iscritte nel Gran libro, mentre il capitale fu versato a poco a poco appena in due anni; donde sortì un corso solamente di poco più favorevole di quello, a cui poté arrivare nel 1868 l'impero, dopo provvedimenti incomparabilmente più grandi e onerosi a favore del pubblico bene. La nota lettera del duca di Joinville scritta poco prima del febbraio porge spiegazioni indubbie sulle angustie dell'economia pubblica del regime borghese.
      La tirannide socialista volle fare grandi cose, e perciò non le fu lecito di spaventarsi davanti alle spese elevate e ai debiti sopra debiti: più volte ha sospeso subito o limitato l'ammortizzazione del debito; ma a ogni modo anche sotto il regno di luglio si poteva elevare il sensato dubbio: a che cotesto ammortizzamento in piena perdita, se in pari tempo sono contratti nuovi debiti più grandi?


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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