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      Già le imprese in Cina e in Cocincina avevano dato un esito finanziario dubbio; poi in fine l'inconcepibile follia della spedizione messicana gravò infruttuosamente e ingloriosamente lo stato di un altro miliardo; e d'allora in poi le spese militari, la grosse affaire du budget, salirono con una spaventosa rapidità. Rientrava semplicemente nel corso naturale della politica questa espiazione che ora faceva lo stato di vecchi peccati di omissione, e questo non voler rinunziare alla gloria di prima potenza militare. Negli ultimi anni prima della guerra germanica la Francia consumava 449 milioni annui per l'esercito e la flotta; vale a dire 100 milioni interi in più della Confederazione germanica del Nord, che ne usciva con 91 milioni e mezzo di talleri: e bisogna aggiungere i nuovi prestiti, devoluti quasi esclusivamente a scopi militari, e tra quelli, nel solo anno 1868, un prestito di 440 milioni. L'impero si trovava in cattiva coscienza davanti ai discorsi iracondi dell'opposizione, giacché soltanto la sua propria colpa, la disgraziata impresa del Messico, aveva fatto dei nuovi armamenti una necessità. E come fossero delittuosamente scialacquati i denari delle enormi spese militari, lo avrebbe rivelato la guerra tedesca. Il finanziere più capace del bonapartismo, Fould, si esaurì in esortazioni ed ammonizioni; dopo la sua morte l'impero non ebbe che due uomini, i quali godevano di una certa riputazione alla borsa, Germiny e Vuitry. I creditori dello stato, inquieti già da un pezzo, domandavano per propria sicurezza un sindacato parlamentare più severo sulle finanze.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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