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      Avrebbe dovuto apprendere però, che l'estro dell'arte è un figlio del tempo: quanto poco sarebbe potuto sorgere un Sofocle sotto Alessandro, tanto meno poteva attecchire il dramma morale nell'aria impura della nuova Parigi. Alcune fini commedie di Augier, alcune opere di Ponsard, principalmente Le lion amoureux che è, di questo poeta, il canto del cigno compenetrato da un nobile e forte spirito patriottico, sono i soli frutti sbocciati sopra l'universale imbecillità della recentissima poesia. E anche nelle arti figurative, quale caduta in pochi decenni, da quando Paolo Delaroche aveva dipinto il magnifico emiciclo della École des beaux arts! Il parigino partecipava ancora con ardore, come nei giorni più favoriti, all'esposizione del Salon, ancora il talento tecnico della colorazione virtuosa non era perduto nella pittura, ancora qualche artista, come Gerôme nel suo quadro dei gladiatori, sapeva dare a un soggetto brutto un'esecuzione che incantava. Ma il valore spirituale dell'arte si andava inaridendo, e l'osservatore della recentissima pittura storica era continuamente premuto dalla domanda, se effettivamente donne nude e calzoni rossi di soldati rappresentassero tutto il senso profondo della vita umana. Lo schietto fervore artistico soccombeva quasi sotto l'invasione dei dilettanti, che avevano un compagno e un protettore naturale nel direttore dei musei imperiali, il conte Nieuwekerke.
      Chi considera tali segni non dubbi della decadenza artistica, generalmente si lascia subito andare all'affermazione, che sotto il nipote il bonapartismo abbia soffocato il talento come sotto lo zio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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