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      Mentre la stampa liberale parlava sprezzantemente del papato, come di una potenza finita, l'uomo medio liberale, per desiderio della moglie guidata dal confessore, mandava alle scuole clericali i figliuoli, che crescendo avrebbero percorso la stessa parabola del padre. In una parola, motteggiavano e si sobbarcavano, né più né meno come gl'italiani del Rinascimento. Si può seguire a passo a passo cotesto persistente abbassamento del coraggio morale: al tempo della rivoluzione di luglio tutto quanto il liberalismo unanime chiedeva il ripristinamento della libertà del divorzio; poi lo zelo si moderò, e oggi di tale questione si parla appena. In una società appoggiata sulle moltitudini ciecamente credenti, una tale religiosità venuta fuori dalla paura economica e dall'ignavia del pensiero deve infallibilmente fare il gioco del partito, che cerca la sostanza della Chiesa nel suo dominio.
      Abbiamo visto sopra, che la legge ultramontana del 1850 sull'istruzione fu un parto degli spericoloni volteriani in bella lega coi clericali: da allora la potenza della Chiesa seguitò a crescere irresistibilmente. Il numero degli ecclesiastici secolari, che sotto la Restaurazione e il regno di luglio non procedeva di pari passo col lento accrescersi della popolazione, salì in 14 anni, dal 1847 al 1861, da 37.000 a 44.000, e la dotazione pagata loro dallo stato da 36 a 45 milioni, senza includervi altri 2 milioni per fabbriche religiose. La ricchezza della manomorta non crebbe meno rapidamente: sorgevano da per tutto nuove chiese, monasteri, scuole ecclesiastiche.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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