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      L'inalienabilità dello Stato della Chiesa fu con santo zelo difeso come un domma da tutti i pulpiti: perfino il volteriano Thiers dichiarò idea fondamentale del cattolicismo la sovranità temporale del papa in Roma. Le idee gallicane del sistema episcopale incontrarono difensori coraggiosi soltanto in pochi fogli, laddove gli ultramontani possedevano un giornale quasi in tutte le maggiori città di provincia. L'ambiziosa crudezza degli scritti di Veuillot non sarebbe stata possibile nemmeno sotto la Restaurazione. Les Études réligieuses, organo dei gesuiti francesi, rappresentavano in verità un indirizzo più blando che non la Civiltà cattolica o le voci di Santa Maria di Laach; ma come mai avrebbero potuto combattere durevolmente il domma dell'infallibilità papale? Quando alla fine si radunò il concilio e quel domma sacrilego fu effettivamente annunziato, la gran maggioranza dei prelati francesi stette col papa infallibile.
      Lo zelo ultramontano si mostrò tanto più esoso, quanto più vivamente si sentiva, che la nuova potenza della Chiesa non era menomamente fondata su un ringagliardimento della fede. Donde l'affannamento a rapire alle biblioteche le opere di Voltaire e di Rousseau, donde il pauroso effetto di quel libro di Renan, che con tutte le sue deficienze scientifiche pure era sorto da uno spirito profondamente religioso. Nel senato del primo impero sederono Laplace e Volney, Cabanis, Tracy e Sieyès: nel nuovo senato il solo Sainte-Beuve osò difendere il diritto della libera indagine.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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