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      Un protestante può solamente considerare con sincera allegrezza, che questa gloriosa Chiesa di martiri della fede evangelica si è negli ultimi decenni risvegliata a nuova vita. Istituì sotto la compressione stessa della Restaurazione le sue società bibliche, e ha da allora partecipato con vigoroso zelo a tutte le lotte della teologia tedesca: gli sforzi crittocattolici di una ortodossia insulsa, rappresentati con la consueta infallibilità dal vecchio Guizot, incontrarono pochi seguaci. Non era però assicurata la posizione legale delle comunità evangeliche: l'indegno decreto del 25 marzo 1852 sottopose le adunanze alle comminazioni del Code pénal, di modo che il frequentare le chiese da parte delle donne e dei fanciulli dipendeva puramente dall'arbitrio delle autorità. La Chiesa perseverò bravamente, e questa potente vita religiosa evangelica adempì in Alsazia l'ufficio di estrema difesa della lingua e dei costumi tedeschi. Solo che, siccome il protestantismo in Francia era alimentato sostanzialmente dalla fonte tedesca, appunto per questo poteva sempre serbarsi solamente come una manifestazione provinciale, e appunto per questo i protestanti alsaziani, stando al giudizio di un calvinista dichiarato come il generale Ducrot, non erano considerati come veri francesi. La speranza di alcuni rabbini, che riescirà col tempo di évangéliser la France, a ogni uomo posato si rivela un sogno, ed è poi divenuta pienamente caduca da quando l'Alsazia è ritornata alla patria. Ragioni politiche avevano cagionato la reviviscenza del clero ultramontano, e congiunture politiche altresì formarono finora i limiti del suo dominio.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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