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      Dopo un breve indugio la logica dei fatti esercitò anche questa volta la sua malia sul freddo senso dell'uomo di stato. Egli vide il nuovo stato tedesco aggrandirsi orgoglioso e sicuro, e il 16 settembre fece pubblicare la famosa circolare di Lavalette. Era ivi aperto un quadro grandioso dell'avvenire, benefico pel mondo, se fosse durato: la Francia riconosceva la necessità di potenti stati nazionali, che un giorno dovrebbero far fronte ai corpi giganti della Russia e dell'Unione. Solo che la nazione aveva sentito l'innalzamento della Germania come uno schiaffo in piena faccia. Né si era rassicurata, quando la Lorena aveva durante la guerra celebrato il suo giubileo, e patetici discorsi ufficiali avevano raffrontato la felicità della redenta provincia francese con le intricate condizioni della Germania. D'altronde anche molte sdrucite ragioni di tranquillamento del memorabile scritto rimasero senza effetto. Nessuno credeva, che l'antica Confederazione germanica coi suoi pretesi 80 milioni di tedeschi era stata più potente della novella Germania; nessuno, che proprio adesso la coalizione delle potenze nordiche fosse andata all'aria. Era più plausibile il cenno consolante alle nuove potenze marittime di secondo ordine sorte in Germania e in Italia; e un grave ammaestramento alla iattanza nazionale era riserbato nelle parole: "l'imperatore non crede che la grandezza di un popolo dipenda dalla debolezza dei suoi vicini; il vero equilibrio europeo egli lo vede solo nell'appagamento dei desiderii dei popoli".


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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