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      In effetto, la Prussia non aveva accolto subito gli stati meridionali nella federazione nordica, per non privarli del respiro necessario al raccoglimento e alla preparazione. All'opposto, i francesi stimavano la linea del Meno come un confine inviolabile; la nation wurtembergeoise e gli altri rampolli del ghiribizzo del primo Napoleone dovevano serbarsi alla loro libertà. Per loro, la nazione germanica era tuttora una chimera di tattamellanti professori, un'artificiosa trovata della cupidigia territoriale prussiana. Al napoleonide, dopo quanto era accaduto, erano ancora aperte due vie per appagare l'ambizione del suo popolo. O sobillare la Prussia ad avanzare prematuramente verso il Mezzogiorno; giacché, dato l'umore titubante e di tanto in tanto affatto abbindolato del popolo meridionale, dato il sentimento non patriottico delle corti di Stuttgart e di Darmstadt, non pareva affatto inconcepibile, che la Francia, alleata con la Germania meridionale, distruggesse la federazione nordica. Oppure Napoleone doveva ammettere, che non era più possibile contrastare l'unificazione di tutta quanta la Germania, e rifare il proprio stato incorporandosi il Belgio. Su cotesto acquisto i suoi cupidi sogni avevano almanaccato indefatigabilmente. Agli occhi di ogni francese il Belgio era nient'altro che una provincia naturale della Francia, e la vivacità dei valloni e l'indolenza dei fiamminghi non facevano di meglio che preparare a fondo il terreno della conquista. Solo che il disegno sarebbe potuto riuscire di sorpresa, con la più energica risolutezza.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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