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      Se Napoleone avesse inondato il Belgio coi suoi eserciti, e poi dichiarato: noi ci poniamo sul terreno del diritto di nazionalità; vi riconosciamo l'unità della Germania e domandiamo per noi questa terra francese; allora la Prussia si sarebbe trovata in una posizione difficile, tanto più che forse non vi era da aspettarsi alcuna opposizione da parte della pacifica Inghilterra. Se non che, una volta manifestato precedentemente, il disegno era già bello e rotto. Come mai si poteva sperare di conseguire il consenso della Prussia? Che cosa la Francia aveva da offrire alla Prussia? Nient'altro che l'assentimento all'impero germanico, che, presto o tardi, era destinato a risorgere, e che si sarebbe potuto impedire soltanto nel caso, che la Prussia in ignobili negoziazioni con la Francia avesse demeritato la fiducia del popolo tedesco.
      Napoleone continuava a non avvertire nulla delle forze morali del movimento unitario germanico, nulla dei doveri che questo imponeva alla corona di Prussia. Secondo la sua vecchia esausta maniera, scelse di nuovo la via diplomatica, e subito dopo l'affare del Lussemburgo fece presentare a Berlino il suo antico disegno belga. Nessun diplomatico ha negoziato mai più frivolamente e, insieme, più acciarpatamente di quel pietoso Benedetti, che per poco non fece raggirare la Prussia, e che dal giorno di Olmütz non aveva mai sentito niente. Lo statista tedesco baloccò la bramosia francese, ascoltò pacatamente tutti gl'insensati apprezzamenti sulla Svizzera francese, sul Piemonte, pullulanti in vicenda turbinosa, e ritenne in propria mano la prova inestimabile della cupidigia gallica.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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