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      Calmo e saldo lo stato germanico seguitava intanto il suo grande cammino. Finalmente Napoleone si risolvé di conquistare il suo Belgio contro la volontá della Prussia. La contesa per le ferrovie belghe lo aveva indotto ormai nella persuasione, che non avrebbe potuto acquistare un sol pollice di terreno col consenso della Prussia. Il maresciallo Leboeuf, pieno d'indubitata fiducia, gli dimostrò la superiorità della potenza militare francese. Il malcontento dell'esercito, le pressioni dei vecchi bonapartisti in ansia per le loro prebende, le esortazioni dei clericali, il caos scatenato dei partiti, l'insostenibile assurdità della tirannide parlamentare, tutto ciò condusse a una risoluzione disperata. Fu afferrato con brutalità inaudita un frivolo pretesto di guerra, giacché soltanto la sorpresa poteva menare allo scopo; e l'imperatore fu con piena verità in grado di dire: "tutta intera la nazione col suo élan irresistibile dettò la nostra decisione". Questo popolo non era mai sceso in guerra con maggior tripudio; da Perpignano a Parigi, da Marsiglia a Nancy un delirio di gioia corse il paese; e la menzogna con quella. La guerra era preparata da un pezzo, le formazioni per l'attacco predisposte in antecedenza, pronte le nuove armi, ammassate grandi requisizioni di cavalli e provviste di grano: le truppe anelanti di battersi e talmente prodi, che nella prima metà della guerra i vincitori avevano sofferto maggiori perdite dei vinti: la Francia dal 1812 non era mai stata più forte.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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