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      Ma da un momento all'altro scoppiò nell'esercito, nell'amministrazione, in ogni branca della Vita dello stato un orrendo scompiglio, e infedeltà e indisciplina, che facevano testimonianza non già degli errori di un sistema, ma della generale decadenza morale del popolo. Come mai lo stesso bonapartismo avrebbe potuto prefiggersi di assegnare sulle forze morali? In effetto, esso anche questa volta poteva contare sull'assistenza delle così dette idee liberali; né cadeva dubbio che il mondo neutrale, preoccupato come era a favore di quelle, avrebbe celebrato la vittoria della Francia come una vittoria del liberalismo. Ma il bonapartismo non sapeva proprio niente dello spirito eroico di un popolo in armi.
      Quante e quante volte durante la lunga pace i francesi avevano cantato strepitando e minacciando: et du Nord au Midi la trompette guerrière a sonné l'heure du combat? Fino a quando il gagliardo inno ammoscì in una frase sdrucita. Dovevano provarlo adesso, ciò che è una guerra di popolo. Sorse la Germania, risoluta come un solo gagliardo, unanime dalle Alpi al Belt, e seguì esultante le aquile di Rossbach e della Belle-Alliance. Quando la boria del più superbioso dei popoli fu castigata con una ignominia senza esempio, il giudizio cadde allora anche sull'eletto del popolo. Levato in alto dalle moltitudini, dal capriccio dell'animo popolare, soggiacque per l'insensatezza delle stesse moltitudini. La perplessità dello sdegno di Parigi lo ritenne dal compiere quella marcia da Châlons alla capitale, che forse poteva ancora salvarlo, e lo spinse sulla via di Sédan, giù, alla perdizione.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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