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      Ed è singolare, come nella loro ultima impresa campale rassomiglino tra loro il primo e il terzo Napoleone, salvo che il nipote apparve infinitamente più meschino dello zio; come ambedue prima della guerra siano stati ancora una volta levati sugli scudi dalle moltitudini, ambedue strapazzati di corpo e di animo, ombre ormai di sé stessi, ambedue sull'ultimo campo di battaglia impediti dall'innata volgarità del sangue dal cercare una nobile morte, ambedue, infine, condotti ad assaggiare la sconfinata infedeltà del loro popolo.
     
     
     
      VII.
     
      Sopravvenne una nuova rivoluzione, la più miserevole insieme e la più risibile della storia francese, a spazzare adunque gli ultimi rottami del secondo impero: sotto i nostri occhi si è terribilmente adempiuta la parola ammonitrice, che francesi di alto animo avevano da anni rivolta ai propri compatrioti: la Francia non può più tollerare rivoluzioni, non una più! La menzogna tessé sempre più fitto il suo velo intorno al capo dello sventurato popolo, sempre più vuoto e sfrenato crebbe il fragore della frase, sempre più lenti divennero i legami che incatenano la bestia nell'intimo dell'uomo, e in mezzo al mostruoso scompigliamento una sola cosa stava salda: che la Francia aveva bisogno della tirannide. Al despota eletto Napoleone, che aveva cercato di frenare la passione della nazione, seguì il despota Gambetta, che si elesse da sé e che scatenò tutti gli istinti selvaggi delle anime, fino a che non la propria forza dei francesi ma la spada germanica venne a detronizzare il tiranno.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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