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      Noi arriviamo in fine al palazzo Borbone, dove l'assemblea nazionale della repubblica non si è ancora arrischiata di riporre il piede, e c'indugiamo volentieri nel bel vestibolo, dove sono raccolti i grandi della Francia parlamentare. È qui il generale Foy, il patriota senza macchia, che nei tempi dileguati della giovinezza e della fidanza sapeva movere ad entusiasmo i suoi ascoltatori con un sol motto: la France. È qui Casimiro Périer, lo spregiatore altero del favore delle folle. Qui si avanza potente dalla parete gialla il più grande dei tribuni, e col braccio alzato scaglia la folgore del suo dire sull'assemblea ammutolita. Era dunque un sogno di folli, il sogno che animò questi uomini? Noi sappiamo il perché naufragarono e dovevano naufragare le speranze di Mirabeau; ma non crediamo che egli sia vissuto invano.
      Noi, i vincitori, prescelti ad eseguire sulla Francia moderna il giudizio della storia, abbiamo innanzi tutto l'obbligo di riconoscere ciò che la nostra opera politica deve alle azioni, alle idee, agli errori stessi dei francesi. Soltanto che la vera forza dei popoli non consiste già dell'inventare, ma nel formare, ritenere e perfezionare le idee proprie del tempo. Era un francese l'uomo il cui spinto creatore gittò la traccia più ardita e sicura del protestantismo; e francesi i sereni eroi della fede, i quali combatterono le prime ardue lotte dell'idea calvinistica. Eppure la sementa di Calvino, che germogliò opulenta sul suolo straniero, appassì sul terreno patrio e si perde; e la Francia non prese parte alcuna dei benefizi della Riforma.


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La Francia dal primo Impero al 1871
di Heinrich von Treitschke
Editore Laterza Bari
1917 pagine 597

   





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