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      Esporrò finalmente le ragioni che vi possono essere per ritenere che il metodo deduttivo tenda sempre più ad allargare la sua sfera d’azione e ad aumentare di efficacia e fecondità con l’aumentare del patrimonio delle umane cognizioni e col crescere di queste in precisione e molteplicità, e accennerò ai motivi per i quali tale estensione del suo dominio non solo sembra dover essere ritenuta come utile e desiderabile, ma ha altresì ragione di essere annoverata tra gli scopi ideali più importanti della ricerca scientifica.
     
      Negli scritti dei filosofi greci ai quali forse sono dovuti i primi tentativi di analizzare e classificare sistematicamente i processi e gli artifici che la mente umana mette in opera nel procedere dal noto all’ignoto, la distinzione tra i processi di induzione o di generalizzazione e quelli di deduzione o di dimostrazione si trova già chiaramente riconosciuta. La serie di scritti aristotelici, designata ordinariamente col titolo collettivo di Organum o strumento, ci presenta, secondo l’esplicita asserzione di Aristotele medesimo, il primo saggio, che sia mai stato tentato, di un assoggettamento del secondo dei suddetti processi a norme generali e fisse, e d’una riduzione delle sue varie specie a schemi o formole (analoghe a quelle dell’algebra moderna) aventi lo scopo di evitare gli equivoci e le illusioni provenienti dalle imperfezioni del linguaggio ordinario e di facilitare il controllo necessario per garantire la correttezza delle operazioni nei casi più complicati.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Organum Aristotele