Pagina (28/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nelle varie parti dell’Organum, la distinzione tra le due specie di processi è ripetutamente indicata come fondamentale(22) e caratterizzata in termini non molto differenti da quelli che si adoprerebbero ancora oggi. Così l’induzione (epagoghè) è definita da Aristotele come quella forma di ragionamento mediante la quale dall’esame e dal confronto di una serie di casi particolari si risale a una proposizione generale che contempla non solo i casi osservati, ma anche un numero indeterminato di altri casi, che stanno coi primi in una certa relazione di somiglianza o di comunanza. Egli chiama invece deduzione (apodeicsis) qualunque forma di ragionamento che sia riduttibile a quel tipo che egli ha designato col nome di sillogismo (sulloghismos), il quale, come è noto, consiste in ciò che, partendo da due proposizioni, in una delle quali si afferma una data proprietà di tutta una classe di oggetti, e nell’altra si asserisce che uno o più oggetti appartengono a tale classe, si passa ad una terza proposizione, nella quale anche a questi ultimi la proprietà suddetta viene attribuita.
      La differenza caratteristica, per la quale le conclusioni a cui si arriva per deduzione si distinguono da quelle a cui conduce l’induzione, è da Aristotele fatta consistere in ciò, che sulla verità delle prime non è possibile sollevar dubbio, sotto pena di contraddizione, a meno di essere disposti a porre in questione la verità delle proposizioni che si son prese per punto di partenza, mentre, nel caso dell’induzione, a nessuna contraddizione o incoerenza verrebbe a urtare chi, pur ammettendo la verità dei fatti da cui si parte, ricusasse poi di ammettere per vera la generalizzazione che si pretende basare sopra di essi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Organum Aristotele Aristotele