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      Cominciamo a ricercar discorrendo. I moti di tutti i corpi celesti sono circolari; le navi, i carri, i cavalli, gli uccelli tutti si muovono di moto circolare intorno al globo terrestre. I moti delle parti degli animali sono tutti circolari, e, insomma noi ci riduciamo a non trovar altro che gravia deorsum et gravia sursum che sembrino muoversi rettamente. Ma né di questi siamo sicuri se prima non si dimostri che il globo terrestre sia immobile» (Dialogo dei massimi sistemi, Giornata seconda).
      È noto come a render plausibile la sua ipotesi della costanza della componente orizzontale della velocità in un grave lanciato orizzontalmente, Galileo ricorra spesso alla considerazione del piano orizzontale come caso limite di due serie di piani inclinati in senso opposto, e sui quali quindi una palla lanciata in una data direzione tenderebbe evidentemente a muoversi con velocità rispettivamente crescenti o decrescenti a seconda del verso dell’inclinazione dei piani stessi. Dal che egli conclude che la detta palla, qualora fosse lanciata sul piano orizzontale, si muoverebbe con velocità né crescente, né decrescente. Ma egli è lungi dal farsi illusione sul valore probatorio di questa esperienza ideale in quanto essa si adducesse per provare quella che ora si chiama la legge d’inerzia. Egli ammette anzi senz’altro che, poiché il detto piano orizzontale non si può fisicamente distinguere da una porzione di superficie terrestre, la quale pure gli aristotelici ammettevano che fosse sferica, il moto uniforme della palla su di esso è, nei limiti delle possibili osservazioni, perfettamente conforme tanto alla ipotesi formulata poi da Newton come la prima legge del moto, quanto al principio aristotelico della persistenza del moto circolare e uniforme, e della dipendenza delle velocità dei gravi dal loro allontanamento od avvicinamento al punto al quale essi tendono.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Dialogo Giornata Galileo Newton