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      Non è però a credere che i falsi apprezzamenti, generati in tal modo per reazione, sulla rispettiva importanza della deduzione e dell’esperimento nella ricerca scientifica, abbiano esercitato alcun pernicioso influsso sullo sviluppo delle scienze. Essi hanno certamente viziato assai più le teorie filosofiche, o le opinioni. speculative, professate dagli scienziati sulle questioni generali di metodo, che non l’effettivo modo di procedere da essi seguito nelle loro investigazioni. La pratica è stata, per questo riguardo, assai in anticipo di fase sulla teoria, e grave sarebbe stato il danno, per i progressi del sapere, se così non fosse avvenuto. La grande influenza, che opere come il Novum organum di Bacone, il Discours de la Méthode di Cartesio o l’Essay on Human Understanding di Locke esercitarono indubbiamente sull’avanzamento delle scienze, è da attribuirsi assai più al lavoro di demolizione e di critica, mediante il quale esse sgombrarono il terreno preparandolo alle nuove costruzioni, che non al loro contenere corrette od esaurienti analisi, o qualche cosa di più che delle vaghe divinazioni, dei processi di ricerca da cui è sorta la scienza moderna.
      È stato giustamente osservato dal Jevons che quel capitolo della grande opera di Newton, che è da lui dedicato all’enunciazione delle norme fondamentali delle ricerche scientifiche (regulae philosophandi, come egli le chiama) è un’assai povera cosa se lo si consideri come un tentativo di formulare e codificare le norme alle quali egli, pur senza enunciarle, si attiene nel resto dell’opera.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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