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      (Si pendulum, a pluribus ponderibus compositum, atque e quiete dimissum, partem quamcumque oscillationis integrae confecerit, atque inde porro intelligantur pondera ejus singula, relicto communi vinculo, celeritates acquisitas sursum convertere ac quousque possunt ascendere, hoc facto centrum gravitatis ex omnibus compositae ad eandem altitudinem reversum erit quam ante inceptam oscillationem obtinebat)».
      2) La velocità angolare omega, dalla quale il pendolo deve essere animato, quando il suo centro di gravità si trova in una data posizione, perché i pesi di cui esso è composto, risalendo indipendentemente gli uni dagli altri, riescano a sollevare il loro comune centro di gravità ad una data altezza h sul livello primitivo, è legata con questa altezza dalla relazione:
     
      (r omega)² sigma m r²
      h sigma m = sigma m ————————— , cioè 2 gh = omega² ——————————
      2 g sigma m
     
      ove gli m rappresentano le masse corrispondenti ai pesi di cui il pendolo è composto, e gli r le rispettive distanze medie di questi dall’asse di rotazione. Questa seconda premessa non è che l’enunciazione, sotto una forma conveniente per l’argomentazione in vista, della legge scoperta da Galileo, che collega la velocità, posseduta da un grave a un dato istante, con l’altezza alla quale essa sarebbe atta a farlo risalire.
      Da queste due premesse, Huyghens conchiude che la relazione che nella seconda di esse è affermata esistere tra la velocità angolare che ha il pendolo, quando nella sua caduta passa per una data posizione, e l’altezza a cui risalirebbe, in virtù di essa, il centro di gravità dei pesi che lo costituiscono, quando questi risalissero indipendentemente gli uni dagli altri, deve pur sussistere tra tale velocità angolare e l’altezza alla quale si trovava il centro di gravità del pendolo prima che questo si mettesse in moto.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Galileo Huyghens