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      (38) È superfluo notare come questi rami di scienza, lungi dal presentarsi come stazionari e non progressivi, sono invece precisamente quelli nei quali l’avanzamento delle conoscenze è più rapido e i risultati sono più meravigliosi. Il dire che, nei sillogismi di cui si compone la trattazione di tali scienze, per esempio la geometria, ciò che si asserisce nelle conclusioni è già implicitamente contenuto nelle premesse, non è che enunciare, per mezzo di una infelice e poco appropriata metafora, il semplice fatto, che nessuno del resto contesta, della perfetta sufficienza delle proposizioni scelte come fondamentali, a provare tutte le conclusioni su esse basate senza ulteriore bisogno di sussidi provenienti dall’esperienza. Intesa in questo senso, la frase suddetta designa, non un inconveniente, ma un vantaggio del processo di deduzione di fronte a quello di induzione, e non ha maggior valore, come obbiezione contro l’uso del sillogismo, di quanto ne avrebbe, come obbiezione contro il pregio dell’arte dello scultore, il dire, con Michelangelo,(39) che una bella statua è già contenuta nel masso dal quale l’artista la vuol ricavare, e che l’opera di questo consiste solo nel levare dal blocco di marmo le parti superflue che impediscono a chi guarda di vederla dentro.
     
      Dopo quanto ho detto sin qui, non occorrerà spender molte parole per indicare quali possono essere le circostanze dalle quali dipende la maggiore o minore applicabilità del metodo deduttivo nei vari campi di ricerca.
      Se le proposizioni alle quali si arriva direttamente per induzione da fatti osservati fossero per una data scienza del seguente tipo: la proprietà A è sempre congiunta colla proprietà B, la proprietà C colla proprietà D, la E colla F, ecc., senza che si verificasse mai il caso che una stessa proprietà figurasse contemporaneamente in due proposizioni distinte, nelle quali si affermasse rispettivamente la sua connessione con due diverse proprietà, è evidente che il processo di deduzione riuscirebbe assolutamente inapplicabile.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





Michelangelo