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      Sarebbe stato ad essi impossibile di adottare la tattica romana del divide et impera, che consiste nell’affrontare un nemico alla volta, tattica poeticamente simboleggiata nel racconto degli Orazi e Curiazi. E parimenti, per prendere un altro esempio dalla meccanica, è alla maggiore inseparabilità dell’azione dell’attrito da quella delle altre cause determinatrici dell’equilibrio e del movimento, che va probabilmente attribuito il fatto che il problema relativo all’equilibrio d’un grave posato su un piano inclinato, sebbene non meno semplice ed elementare di quello relativo all’equilibrio della leva, non trovò la sua soluzione che assai più tardi. Le difficoltà che si opponevano alla soluzione di questa e di altre analoghe questioni (per esempio quella relativa al modo di agire del cuneo o della vite) si possono paragonare alle difficoltà che avrebbe incontrato Archimede, nelle sue ricerche di idrostatica, se egli non avesse avuto possibilità di osservare che galleggianti di dimensioni tanto piccole che gli effetti del loro peso fossero completamente mascherati dall’azione della capillarità.(44)
      Queste osservazioni indicano quanta influenza possa esercitare, nello spingere un dato ramo di scienza a organizzarsi deduttivamente, il presentarsi o la provocazione artificiale di nuove esperienze, nelle quali alcune delle cause che di ordinario cooperano alla produzione dei fenomeni studiati, assumano maggiore importanza di fronte alle altre, e nelle quali queste altre passino in seconda linea e, anche senza essere soppresse, vengano in certo modo ad atrofizzarsi.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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