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      Una conseguenza diretta di ciò è che l’attenzione dell’investigatore è portata a dirigersi troppo esclusivamente verso lo sviluppo e l’ulteriore elaborazione delle più remote conseguenze di supposizioni adottate per la sola ragione che si presentarono per le prime, dando invece troppa poca importanza alle considerazioni e alle analisi che possono servir di guida per determinare le supposizioni stesse nel modo più conveniente per rendere le teorie, basate su esse, atte a raggiungere gli scopi a cui devono servire.
      Lo studioso, come osserva Cartesio, corre allora il pericolo di trovarsi nella stessa situazione di quel domestico tanto premuroso di eseguire gli ordini del suo padrone che, per non perder tempo, si metteva in cammino ancora prima che questi avesse finito di dargli i suoi ordini e indicato dove dovesse andare.
      È come una protesta contro questo modo di procedere che va interpretato il celebre motto di Newton: hypotheses non fingo; ed è a mettere in guardia contro questo pericolo che mira il consiglio, tanto spesso e sotto tante forme ripetuto negli scritti dei filosofi greci, che le teorie hanno dei doveri verso i fatti, mentre i fatti non hanno che dei diritti verso le teorie: Ou gar èneka ton logon ta pràgmata sunteleisthai all'èneka ton pragmaton tous lògous.(45)
      [III]
     
      ALCUNE OSSERVAZIONI SULLE QUESTIONI DI PAROLENELLA STORIA DELLA SCIENZA E DELLA CULTURA
     
      Prolusione al Corso libero di storia della meccanica letta il 12 dicembre I898 all’università di Torino e ivi pubblicata da Bocca nel I899. Poi in Scritti, pp.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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