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      Tali caratteri comuni erano messi a nudo mediante l’esame successivo d’un certo numero di casi particolari, dai quali mediante un processo di generalizzazione o di induzione si desumeva finalmente la definizione cercata.
      È questo, nei suoi tratti generali, il processo rappresentato e ornato della più splendida forma artistica, nei dialoghi di Platone, nella maggior parte dei quali il filo conduttore è costituito appunto dal proposito di determinare il significato di date parole.
      Così, per esempio, nel Fedro e nel Gorgia si tratta di definire che cos’è la retorica, nel Menone che cos’è la virtù, nella Repubblica che cos’è la giustizia, nel Liside che cos’è l’amicizia, nel Lachete che cos’è il coraggio, nel Carmide che cos’è il dominio di sé, nel Convito che cos’è l’amore, negli Erasti che cos’è la filosofia, nel Politico che cos’è un uomo di stato.
      Non è fuor di luogo notare come a tali dialoghi, alcuni dei quali si annoverano ben a ragione tra i capolavori più sublimi della letteratura d’ogni tempo e d’ogni paese, sia per eccellenza applicabile l’osservazione del Sidgwick: che il vantaggio delle ricerche di questo genere, sul senso delle parole, non consiste tanto nelle definizioni che si trovano quanto nelle operazioni che bisogna fare per trovarle, e che il frutto di tali discussioni non sta nelle conclusioni alle quali esse portano, ma nelle ragioni che occorre scoprire e addurre per giustificarle.(50)
     
      IV
     
      Tornando ora alla distinzione, su cui ho già sopra insistito, tra le proposizioni in cui si afferma che tutti gli oggetti d’una data classe godono d’una data proprietà e le altre invece pelle quali noi indichiamo il nostro proposito di designare, con un dato nome, gli oggetti che godano d’una proprietà assegnata, cercherò ora di mostrare come il fatto, già pure notato indietro, che tali due sorta di proposizioni non sono ordinariamente distinte le une dalle altre da alcun segno esteriore verbale, costituisce una fecondissima sorgente di ambiguità e di argomentazioni illusorie.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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