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      V’è anzi su questo soggetto un contrasto notevole tra le idee che dominavano nelle scuole filosofiche dell’antica Grecia e quelle che prevalgono fra gli scienziati ed educatori moderni. Mentre cioè questi propendono a negare quasi del tutto ogni efficacia e praticità a qualsiasi trattazione teorica rivolta all’esame e all’analisi dei vari processi di ragionamento e alla caratterizzazione delle corrispondenti cause d’errore, i greci davano invece, nel loro piano d’educazione intellettuale, un’estrema importanza a questo ramo d’insegnamento. Essi erano fermamente persuasi che tanto l’arte d’ingannare colle parole, come quella di non lasciarsi ingannare da esse, erano suscettibili di essere apprese come si apprende l’aritmetica o la geometria o qualunque altra scienza, e che una trattazione teorica atta a servire loro di base era un elemento indispensabile dell’educazione intellettuale di qualunque persona colta.
      Dello spirito e della forma con cui tale insegnamento era impartito ci danno un’idea i preziosi scritti d’Aristotele, Topica e Sophistici elenchi, i soli superstiti d’una numerosa schiera di «manuali» dedicati allo stesso scopo, e di cui pur troppo solo i titoli sono giunti fino a noi.(63)
      Il tempo e l’indole della presente lettura non mi concede di trattenermi come vorrei a mettere in luce alcuni tratti caratteristici dello sviluppo della cultura contemporanea, che mi sembrano giustificare un nuovo esame della controversia sopraindicata, e tendere a far abbracciare su essa vedute assai più conformi a quelle dei filosofi greci che non a quelle che la scienza moderna ha ricevuto in retaggio dai pensatori del secolo passato.


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Scritti filosofici
di Giovanni Vailati
pagine 483

   





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